martedì 8 luglio 2025

9 luglio 1850 Il martirio del Báb, Araldo della Fede bahá’í


Il “Promesso” 

Il 23 maggio 1844, il giovane Mírzá 'Alí-Muhammad, (1819-1850), nella città natale di Shíráz, dichiarò di essere il Qa’im promesso dall’Islam ed assunse il nome di Báb, che significa “porta”, per indicare che la Sua missione chiudeva un ciclo della storia dell’umanità e ne annunciava uno nuovo. Per sei anni spiegò perciò che la Sua venuta rappresentava l’annuncio della Manifestazione di quel Messaggero di Dio profetizzato da tutti i Libri sacri del passato ed atteso da tutta l’umanità .

Il Suo messaggio di risveglio e rinnovamento spirituale aveva lo scopo di preparare il terreno alla venuta di un grande Educatore Universale, “Colui che Dio renderà manifesto”, la cui Missione era quella di raggiungere l’unità spirituale dell’umanità e che avrebbe inaugurato l’era di pace e di giustizia promessa da tutte le religioni del mondo.

Il movimento si espanse a macchia d’olio in tutto il paese; ma coloro che Gli si opponevano, temendo di perdere il loro ascendente sulla popolazione, sostennero che non fosse solo un eretico, bensì un pericoloso ribelle, pertanto le autorità civili e religiose decisero di condannarlo a morte.

Il suo Martirio 

Si apre così una cruenta campagna di persecuzioni in cui migliaia di seguaci sono arrestati, reclusi senza processo e uccisi nei modi più barbari, nella convinzione di arrestare con la violenza e nel sangue il movimento babi.

Dopo diversi episodi di segregazione volti a spegnere e il movimento babi, infine, il 9 luglio 1850 per ordine dello Shah il Bab fu giustiziato  a Tabriz da un plotone di 750 armigeri, all’età di 31 anni, dopo sei anni di predicazione e di grandi eventi.

Il suo Messaggio e l’annuncio di Colui che Dio renderà manifesto… 

Il Báb promulgò nuove leggi e diversi precetti rispetto a quelli dell’Islam, tanto che il Suo messaggio si diffuse con rapidità sorprendente ed ispirò migliaia di uomini e donne, Suoi eroici seguaci, a compiere una rivoluzione senza precedenti negli assetti, nelle abitudini, nelle tradizioni e nei costumi della società dell’epoca.

Egli introdusse il concetto di progressività delle religioni rivelate all’uomo tramite Educatori universali, quali Cristo, Mosè, Mohammad, Zoroastro e Buddha, per citarne alcuni. La misura della Rivelazione Divina in ogni età è stata adatta e proporzionata al grado del progresso sociale e maturità spirituale conseguito in quell'età da un'umanità in continua evoluzione.

L’insegnamento morale e spirituale del Bab promosse l’emancipazione delle donne e dei poveri, incoraggiò l'educazione universale e lo studio della scienza, temi considerati fortemente rivoluzionari in una società retrograda e profondamente immersa in secoli di tradizione.

La missione del Báb, seppur breve, fu caratterizzata da atti di grande eroismo e si staccò in maniera netta dal passato, inaugurando l’avvento della Missione di Bahá’u’llah.

Due anni dopo la fucilazione del Bab, in conformità alla sua profezia, nel 1852, la Seconda e Più Grande Manifestazione di Dio, si palesò nella persona di Mirza Hossein Alì, passato alla storia come Bahá'u'lláh, e da quel momento il grande Movimento per cui il Bab aveva preparato la via cominciò a mostrare tutta la portata e lo splendore della sua potenza.

La duplice missione del Báb: Manifestazione e araldo

La missione del Báb è affascinante e complessa. Egli non è stato semplicemente il fondatore di una nuova fede autonoma, ma una figura chiaramente profetizzata nel corso della storia religiosa. 

La  sua dichiarazione pubblica a Tabriz fu un momento di straordinaria forza spirituale, ove davanti ai massimi dignitari e all’autorità religiosa, il Báb proclamò apertamente: “Io sono, io sono, io sono il Promesso”, dichiarando così di essere colui il cui nome era stato invocato per mille anni, un’affermazione che segnò uno spartiacque nella storia religiosa, rivelando la sua duplice missione: da un lato, come Manifestazione di Dio autonoma con una rivelazione e leggi proprie; dall’altro, come precursore che preparava la via per la rivelazione successiva.

Egli fu il Qá’im promesso dagli sciiti e il Mahdí per i sunniti, una Manifestazione di Dio con un messaggio indipendente. Tuttavia, il suo ruolo non si esaurisce qui. 

Il Báb stesso si definì umilmente come colui che preparava il terreno spirituale per la venuta di Bahá’u’lláh, la Manifestazione incomparabilmente più grande di lui.

Il legame inscindibile tra il Báb e Bahá’u’lláh

Bahá’u’lláh riconobbe immediatamente la rivelazione del Báb non appena prese visione delle pagine più significative da lui vergate. La sua risposta fu di totale dedizione e sostegno, diventando uno dei più ferventi sostenitori e promotori della nuova causa. 

Fu nella conferenza di Badasht, nel luglio del 1848, durante la quale fu proclamata l’indipendenza della fede bábí dall’Islam, un momento cruciale che vide Bahá’u’lláh come figura chiave nell’affermazione di questo nuovo movimento spirituale.

Tuttavia, questa fase fu anche segnata da grandi difficoltà e persecuzioni, tra cui la prigionia di Bahá’u’lláh in una prigione sotterranea a Téhéran, accusato ingiustificatamente di attentato alla vita dello Shàh.

Il passaggio di consegne 

Il legame tra il Báb e Bahá’u’lláh è inscindibile e centrale nella storia della fede bahá’í. Prima del suo martirio, il 9 luglio 1950,  il Báb si assicurò che i suoi scritti più importanti, i sigilli e gli anelli fossero consegnati a Bahá’u’lláh, quasi come un simbolico passaggio di consegne e un’investitura spirituale. Questo gesto rappresenta il completamento della missione del Báb come araldo e l’inizio del cammino di Bahá’u’lláh come Manifestazione di Dio per questa epoca.

Il martirio del Báb non rappresentò una fine, ma il sacrificio più alto che aprì le porte alla rivelazione universale di Bahá’u’lláh, fecondando spiritualmente il terreno per un futuro di unità e pace.

La sua vita e la sua morte sono un invito a riconoscere la continuità del piano divino e la realizzazione progressiva della volontà di Dio per l’umanità.

Una sentita riflessione 

In questa giornata di commemorazione, possiamo meditare sul profondo legame tra il Báb e Bahá’u’lláh, e sul modo in cui questo legame si dispiega nel piano divino per l’epoca contemporanea. La comprensione dello stadio del Báb aiuta a cogliere l’importanza di ogni tappa di questo cammino spirituale, e ispira a vivere con consapevolezza e dedizione il nostro ruolo nella costruzione di un mondo migliore.

La storia del Báb e di Bahá’u’lláh è una storia di speranza, di rinnovamento e di unità, che continua a chiamarci a partecipare attivamente a un’epoca di pace e di fraternità universale.

Accogliere questa eredità spirituale significa riconoscere il valore della fede, del sacrificio e della responsabilità che ogni individuo ha nel contribuire al progresso spirituale e materiale del mondo.

Gian Paolo Soddu 

Nessun commento:

Posta un commento